Vuoi spiegazioni o soluzioni?

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Quando non stiamo bene, abbiamo una difficoltà, qualcosa che ci tormenta, di solito cerchiamo il PERCHE’, vogliamo una spiegazione del perchè ci sentiamo così, perchè quella cosa è accaduta proprio a noi, perchè quella persona ci ha fatto questo, ha detto quello e così via…  vi riconoscete?
Siamo abituati a reagire in questo modo, così abbiamo sempre fatto, così ci hanno insegnato a guardare ai problemi. Lungi da me la certezza di cosa sia giusto o sbagliato per ognuno di noi, vi invito però, come mi piace proporre sempre nel lavoro e non solo, ad ampliare la visione della questione: e se ci fosse un modo più efficace e produttivo di guardare ad una difficoltà?
Davvero quando abbiamo trovato (se ci siamo riusciti) la causa di un malessere abbiamo risolto?

Nella mia esperienza dico di NO, troppo spesso accade che accanirci sul perchè stiamo come stiamo di fatto non solo non risolve, ma ci fa restare pericolosamente concentrati solo sul problema, e ormai tutti sapete che ciò a cui diamo grande attenzione si amplifica nella nostra vita (evidenze scientifiche dalle neuroscienze), fate voi!
Per mia esperienza parlo di 9 anni di percorso psicanalitico alla fine del quale conoscevo alla perfezione tutti i perchè delle mie problematiche, ma questo poi non ha attivato un cambiamento di schemi concreto. Intendete bene, sono grata al mio percorso personale ma dico che da solo per me non è stato sufficiente.
La nostra mente è un gioiello prezioso e quasi magico ma tende a lavorare su schemi del passato, è programmata così. Il nuovo la mette in allarme (infatti di fronte al nuovo spesso abbiamo paura, no?) ma restare nel passato non ci aiuta a cambiare, ad attivare quelle risorse interiori che possono davvero fare la differenza per il nostro ben –  essere.

Se proviamo a concentrarci sul nostro problema QUI ED ORA, e anche quando siamo in profonda difficoltà cerchiamo un modo, anche minimo, piccolo, per provare a sentirci meglio, ebbene questo orienterà la mente alla SOLUZIONE, e con un pò di pazienza, ognuno ha i suoi tempi, dando attenzione alle nostre risorse,  la nostra mente e il nostro inconscio lavoreranno per quelle.
Considerate anche che spesso il chiedersi continuamente i perchè è un ottimo alibi per non lavorare alla ricerca della soluzione. La mente deve lavorare per noi, non contro!

Questo lo verifico sempre con le persone che fanno un percorso con me.
A questo punto ponetevi nuovamente la domanda: voglio spiegazioni o soluzioni?

Una bella lettura per approfondire:    Joe Dispenza – Cambia l’abitudine di essere te stesso”

Un abbraccio, Stefania

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Ansia, parla con me

 

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A tu per tu con l’ansia. Anche lei può essere preziosa, proprio così. Scarica e leggi il pdf:

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Un libro per Agosto

Siamo ciò che pensiamo di essere.

Fino a non molto tempo fa affermazioni come questa venivano bollate come “banalità new age”, oggi sono scientificamente validate grazie ai preziosi passi avanti delle neuroscienze.

Ecco dunque un libro indicato se volete ampliare visione, cominciare a sovvertire antichi schemi e credenze in base ai quali vi vedete e che credete immodificabili.

Sette punti, sette elementi chiave per percepirvi in una nuova luce, per diventare più consapevoli della vostra natura profonda, della vostra unicità e dei vostri talenti, per migliorare significativamente la qualità della vostra realtà, si, vostra perchè di fatto la create voi.

Chi siamo veramente? Leggete questo libro!

Vi auguro un sereno e luminoso agosto, un abbraccio

Stefania

Le sette leggi spirituali del successo – Deepak Chopra, Pickwick edizioni

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Chi credi di essere?

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Esistono sempre più numerose evidenze scientifiche (grazie allo sviluppo delle neuroscienze) che ci mostrano come molto di come viviamo e vediamo la nostra vita dipenda dal potere che attribuiamo a noi stessi e alla fiducia nella possibiltà di cambiare e creare nuovi schemi più consoni al nostro Ben –  Essere. Potere inteso come insieme di possibilità, credere di poter modificare le nostre credenze, fiducia nello sperimentare nuove vie oltre l’umana paura di ciò che non conosciamo. Troppo spesso il rimanere ancorati a questa paura ci fa accettare di rimanere in uno stato di profonda infelicità, malessere interiore che purtroppo spesso sfocia in sintomi fisici.

In realtà, lo verifico nel mio lavoro e nel mio privato, questa paura è sempre un mostro fatto di niente, che si autoalimenta: più proviamo paura, più ci immobilizziamo, più stiamo male, più abbiamo paura…. un pesante circolo vizioso.
Provare paura è umano, provare ad ascoltarla è il primo passo (le nostre paure ci mettono in contatto con ferite profonde), accoglierla è il secondo (solo riconoscendo l’oggetto delle paure lo possiamo affrontare. Quasi sempre un copione antico che non ci serve più ma che ci fa sentire al sicuro, anche nel disagio) e poi decidere di sperimentare una strategia per andare oltre.

E qui entrano in gioco le famose credenze limitanti: se sono convinto (o mi hanno convinto da sempre) che non ce la farò, che sono incapace, che per me nulla può cambiare, che è sempre colpa degli altri, che tutti sono meglio di me, che le cose sono o bianche o nere, che nessuno possa amarmi ecc. ecc. ebbene allora le cose saranno esattamente così (la famosa “profezia che si autoavvera”, una dinamica psicologica che vi invito ad andare ad approfondire).


Gli atteggiamenti che generano un senso di impotenza non solo alimentano una scarsa autostima, ma tolgono energia al corpo compromettendo la salute complessiva.
E perchè fatichiamo tanto a cambiare strada?
Cito qui la dott. Poli:
“la mente razionale genera dubbi costantemente su ciò che non rientra nelle credenze che ha creato per avere uno schema di riferimento della realtà e preferisce uno schema autosabotante sicuro rispetto all’apertura verso strade di nuova conoscenza che risultano incerte.”

Nel mio lavoro sono dunque chiamata a valutare con la persona quali schemi la stanno boicottando nella ricerca della propria serenità, e lavorare con lei su quelli. Una volta dischiusi ecco che si sblocca una visione più ampia, libera, funzionale ai talenti, progetti, aspirazioni, insomma al benessere interiore e poi esteriore. Una rinascita.

Se desideri saperne di più contattami per un incontro esplorativo gratuito:

                                                         ferrariste66@gmail.com

Ascolto, please

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L’ascolto è uno dei pilastri di tutte le nostre relazioni,  ma
sappiamo ascoltare, e cosa intendiamo davvero per “ascolto” ?
Pare la cosa più scontata ma non è affatto così.
Quanto ascoltiamo profondamente l’Altro o semplicemente lo sentiamo parlarci?
Due qualità molto diverse, osservate:

* Quante volte mentre l’altro ci parla, noi siamo già proiettati a pensare cosa vogliamo dire noi, e l’altro non ha ancora finito di esporci il suo contenuto? Quindi abbiamo quasi subito smesso di ascoltarlo sul serio.

* Quante volte mentre l’altro ci parla scatta subito il giudizio: quello che ha appena iniziato a dirci non ci piace, non ci appartiene, non vogliamo proprio accoglierlo e dobbiamo dirlo per forza ed il prima possibile. Anche qui abbiamo smesso subito di ascoltare attivamente, ci importa di più la nostra posizione che vogliamo mantenere e ribadire quanto prima…. e se quello che ci viene detto fosse prezioso per darci una nuova visione? Se non ascoltiamo davvero perdiamo un’ottima occasione di confronto e arricchimento.

* Quante volte non ci importa affatto di ascoltare i contenuti del nostro interlocutore, vogliamo parlare noi e fare la nostra bella figura ripetendo nostre vecchie posizioni: anche qui un’occasione di crescita sprecata. E’ proprio necessario dire sempre la nostra su tutto? Dobbiamo sempre fare bella figura? Che gran fatica, non credete? E che noia, se mi permettete, voler avere sempre ragione.

Siamo così disabituati al silenzio, ad ascoltare semplicemente senza dire nulla, a dare spazio all’altro così com’è, senza volerlo convincere di nulla, che non prestiamo ascolto spesso anche a quello che diciamo noi, parliamo quasi in modalità automatica ripetendo il nostro punto di vista immutabile all’infinito.

Ascoltare è un dono prezioso che tutti possiamo coltivare ed affinare.  Nel mio lavoro mi trovo ad ascoltare moltissimo ed esco arricchita ad ogni sessione. Ascoltare ed entrare nell’unicità di ogni persona che fa un percorso è un grande dono.

Sperimentate, provate ad ascoltare con un nuovo orecchio, una modalità nuova il più possibile libera da schemi e pregiudizi, tutte le relazioni (famiglia, partner, colleghi, amici) ne usciranno rinnovate ed arricchite.

E’ anche un’occasione per provare ad ascoltare anche come noi dialoghiamo con noi stessi:  Ci stiamo ascoltando davvero?

Prenota un incontro esplorativo: ferrariste66@gmail.com

 

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Il bisogno di avere ragione o l’assemblea di condominio

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La scorsa settimana sono andata all’annuale assemblea di condominio. Personalmente cerco sempre di delegare qualcuno di fiducia ma stavolta c’erano questioni piuttosto importanti e sono andata di persona.

E’ stato in realtà  molto interessante, un vero e proprio esperimento di osservazione e auto osservazione.

Durante l’assemblea si sono create due fazioni con opinioni opposte su come sbrigare una questione, e sembrava non essere possibile trovare un punto d’incontro. La cosa davvero interessante è stata che poco a poco il contenuto della faccenda oggetto del contendere è passato decisamente in secondo piano, quasi dimenticato.

La discussione è progressivamente scivolata su chi avesse ragione ed ha finito per trasformarsi in un crescendo di attacchi personali tra le parti, ognuna delle quali PRETENDEVA di essere nel giusto, di avere ragione appunto.  Alla fine ciò che importava non era più risolvere il problema condominiale, motivo per cui eravamo lì, ma chi si sarebbe guadagnato “l’aver ragione”. Risultato: discussioni inutili, perdita di tempo e di energie, malumore generale e nessuna delibera costruttiva, insomma abbiamo perso tempo e guadagnato malanimo.

Io mi sono sentita frustrata, ho portato a casa molto nervosismo ed una punta di amarezza. Quante volte abbiamo bisogno di avere ragione e questo offusca qualsiasi comunicazione costruttiva, non ascoltiamo più l’altro e perdiamo di vista aspetti importanti nel confronto? Quante volte discutere si trasforma nel voler ferire l’altro in ogni modo pur di portarci a casa il “trofeo” della convinzione di essere nel giusto? Che prezzo pagano le nostre relazioni in questo modo?

Siamo capaci di fare un passo indietro e valutare se possiamo gestire le emozioni di rabbia, frustrazione, disprezzo per l’altro e gestirle prima che sia tardi? O sopra tutto vogliamo avere ragione?

E cosa può diventare la nostra vita di relazione (lavoro, famiglia, partner, amici) se ogni volta vogliamo prima di tutto aver ragione ? Non parlo di argomentare e portare avanti le proprie opinioni, ma di dichiarare guerra a chi non la pensa come noi, sistematicamente.

Come sempre, a noi la scelta. E alla prossima assemblea di condominio.

 

Un abbraccio

Stefania

 

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Perdere e trovare

Qualche settimana fa ho fatto un breve viaggio, quattro giorni in una città europea.

Viaggiare è più che una passione per me, oltre alla curiosità di un luogo nuovo, di qualche giorno di pausa dal quotidiano, di un tempo che lascio scorrere con un ritmo diverso, più lento e dilatato, senza orologi, il viaggio è sempre un esperimento:

come mi sento nell’uscire dalla famosa zona di comfort , quali emozioni mi attraversano di fronte a situazioni e posti nuovi, quali riflessioni arrivano, spunti, paure, insomma una specie di punto della situazione su di me, e per farlo ho bisogno di prendere le distanze da quello che faccio di solito.

Mi accorgo che ogni volta che mi perdo (e mi capita spesso perchè ho un pessimo senso dell’orientamento) trovo piccoli tesori, un quartiere nascosto, una chiesetta sconosciuta alle guide, una chiacchierata in un baretto, insomma angoli o esperienze totalmente inaspettate. Il punto è questo,  non avere paura di perdersi.

Ogni giorno di solito abbiamo tutto pianificato, se un bus tarda cinque minuti siamo già nervosi, se il collega non ci risponde come vorremmo è rabbia, se quell’impegno non va secondo le nostre aspettative ci sentiamo un disastro, facciamo mille supposiazioni sul perchè è andata com’è andata e non ne usciamo più, continuiamo a rimuginare ed immaginare scenari ipotetici che probabilmente mai diventeranno reali.

Perchè vogliamo sapere tutto quello che ci accadrà, come ci sentiremo, quali problemi e soluzioni potremmo eventualmente incontrare? E’ possibile avere sempre tutto sotto controllo? Cosa ci fa paura, COSA ABBIAMO PAURA DI PERDERE SE MOLLIAMO LA PRESA ? Probabilmente il CONOSCIUTO, che ci dà tanta sicurezza (o illusione di sicurezza) anche se ci rende ansiosi, insoddisfatti, frustrati, scontenti.

Possiamo provare a perderci ogni tanto, a lasciar andare il conosciuto per esplorare nuovi territori, modalità, abitudini, schemi mentali ? Vogliamo provare a metterci in gioco in modo nuovo rispetto a quello che ci raccontiamo ogni giorno? Sappiamo già tutto su chi siamo e cosa siamo capaci di fare, davvero?

Cosa può succedere ?

Forse che perdiamo qualcosa di vecchio, tossico e ormai inutile per noi, e troviamo nuovo nutrimento per le nostre emozioni, i nostri pensieri, le nostre relazioni tutte, ci espandiamo, evolviamo con energia rinnovata. Dietro ogni paura del nuovo possono celarsi tesori, come sempre a noi la scelta.

Perdere e trovare dunque, in armoniosa alternanza.

Un abbraccio

Stefania

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Pronto Soccorso per momenti NO

Ecco in versione breve il mio pdf da scaricare!

Un abbraccio,

Stefania

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Quei momenti no

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Alzi la mano chi non si sente mai scoraggiato, frustrato, esausto… ecco, appunto, nessuno.

  Ho creato un piccolo prontuario di Pronto Soccorso per i momenti NO e lo condivido qui. Si tratta di un insieme di piccole pratiche utili a regolarci emotivamente nei momenti difficili e confusi, in modo da ritrovare velocemente le risorse più utili e costruttive per gestire l’emergenza al meglio che possiamo, ricordando sempre di essere gentili con noi stessi.

S.O.S momenti NO

 

Un abbraccio

Stefania

 

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Tutto accade

“L’illusione suprema dell’uomo è la sua convinzione di poter fare. Tutti pensano di poter fare, ma nessuno fa niente. Tutto Accade”

G.I. Gurdjieffklimt

(Immagine: Klimt, sea serpents)

 

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